Il 17 ottobre prossimo s’inaugura la nuova stagione della Società del Quartetto, la più antica istituzione musicale milanese dopo la Scala: 27 concerti da qui a fine maggio, suddivisi –come avviene da qualche anno per favorire particolari esigenze del pubblico- in tre filoni programmatici ai quali ci si può abbonare singolarmente: “Pianisti al Quartetto”, “Musica da camera”, “Barocco e dintorni”, tutti orientati su scelte artistiche che pongono al centro gli interpreti. A partire dall’appuntamento inaugurale, protagonista il pianista russo Daniil Trifonov, 26 anni, uno dei talenti più brillanti, acclamati e contesi della giovane generazione. Per continuare con un’ininterrotta presenza di grandi musicisti della tastiera legati da tempo al Quartetto, da Radu Lupu che vi debuttò nel 1973 a Andras Schiff del quale si festeggeranno i trent’anni di splendida collaborazione, a Murray Perahia che ne celebra i cinquanta con il concerto conclusivo della stagione. Nel cartellone del pianoforte brillano anche Leif Ove Andsnes, Angela Hewitt, Katia e Marielle Labèque, Jan Lisiecki, Gloria Campaner. Cui si aggiungono due violinisti per la prima volta al Quartetto, la star Joshua Bell e il prodigio sedicenne Daniel Lozakovich. Attesi sono tanti altri artisti prediletti dal pubblico della musica da camera come Jordi Savall, The King’s Singers, Europa galante, Divertimento Ensemble, i quartetti Belcea, Artemis, Jerusalem e il Trio di Parma che conclude il ciclo beethoveniano iniziato nella stagione scorsa.
I cicli, una delle iniziative importanti degli ultimi anni per arricchire e diversificare la programmazione, continueranno con l’ensemble di Europa Galante diretto da Fabio Biondi, impegnato nell’esecuzione integrale, in una sola sera, dei Concerti Brandeburghesi. Mentre
Divertimento Ensemble di Sandro Gorli proporrà un percorso nel Novecento, da Debussy di cui si celebra il centenario, a due figure maggiori del nostro tempo quali Kurtag e Maxwell Davies, fino a lanciare una novità assoluta del giovane compositore Zeno Baldi.
Riprende a grande richiesta la serie di concerti ospitati il sabato pomeriggio dal Fai nella magnifica Villa Necchi Campiglio, con ingresso a prezzo irrisorio, gratuito per i soci delle due associazioni e con visita alla Villa. Come pure un’altra rassegna che ha fatto registrare il tutto esaurito, i concerti ospitati nella bella sede della Casa di Riposo per Musicisti Giuseppe Verdi, anche qui a prezzo minimale Continua infine la collaborazione avviata con l’associazione Le Dimore del Quartetto, finalizzata ad ospitare giovani ensemble per un soggiorno di studio cui segue un concerto.
Resta in primo piano il proposito di attrarre e ampliare sempre più il pubblico nuovo conquistato di recente, con un’attenzione speciale ai giovani cui vengono offerti biglietti scontatissimi, a 1 euro se studenti del Conservatorio, e prove aperte. È giunto insomma a un traguardo importante il cammino iniziato anni fa trasformando un’associazione musicale prestigiosa, ma strettamente riservata ai soci, in quella di oggi aperta anche a chi non è socio e a chi preferisce abbonarsi all’intera stagione o a una serie di concerti oppure fare liberamente le sue scelte fuori abbonamento. È stata una trasformazione coraggiosa e da molti definita stupefacente. Ma i risultati confermano che la strada intrapresa era quella giusta.
Ne parliamo con il maestro Paolo Arcà, al suo decimo anno di Direttore artistico del Quartetto dopo aver ricoperto lo stesso ruolo alla Filarmonica Romana, alla Scala, al Teatro Carlo Felice di Genova e al Maggio Musicale Fiorentino.
Al suo arrivo, nel 2007, conosceva da vicino la Società del Quartetto? E che cosa l’attraeva in questa antica istituzione musicale, già entrata in una fase di profondo rinnovamento?
Negli anni Novanta, quelli del mio lavoro alla Scala, la Società del Quartetto aveva stretto un rapporto molto intenso con il teatro, fatto di coproduzioni e ospitalità straordinarie di grandi orchestre e artisti. Grazie anche all’amicizia con il suo presidente Antonio Magnocavallo, nata durante la nostra collaborazione, io ebbi l’opportunità di frequentare la stagione dei concerti alla Sala Verdi del Conservatorio e di conoscere a fondo la Società e la sua evoluzione. Quando mi fu proposta la direzione artistica, accettai con entusiasmo proprio perché attratto sia dalla sua forte tradizione sia dall’apertura verso un cambiamento. Ma mi piacque anche il potermi dedicare alla musica strumentale da camera dopo tanti anni di opera e musica sinfonica: un ritorno ai mei esordi presso la Filarmonica Romana, la più antica istituzione concertistica della Capitale. Considero quindi l’approdo al Quartetto un completamento eccellente della mia attività di musicista impegnato nella musica a 360 gradi
Quanto volle mantenere dell’impronta di un illustre passato e quanto invece mettere in campo alla ricerca del nuovo nei programmi e negli interpreti?
L’antica tradizione, come pure la presenza di prestigiosi artisti internazionali, erano ai massimi livelli e andavano mantenuti. Ciò che ho potuto aggiungere è stata la possibilità d’introdurre cicli musicali, per movimentare la stagione offrendo al pubblico la conoscenza più completa dei grandi capolavori, la scoperta della bellezza al di là del semplice intrattenimento e dunque offrire un reale arricchimento spirituale. I cicli, dall’integrale dei Quartetti di Beethoven e di Mozart interpretati dal Quartetto di Cremona, a quello delle Sonate per pianoforte di Beethoven con András Schiff e poi, ancora con Beethoven, alle Sonate per violoncello e pianoforte con Brunello e Lucchesini e a quelle per violino e piano del Duo Kavakos e Pace, sono stati molto apprezzati dal pubblico. Ma anche i mottetti di Bach o i trii di Dvoràk. Stiamo continuando su questa strada, anche nella prossima stagione
Qual è il senso più profondo della programmazione del Quartetto?
Valorizzare e trasmettere al pubblico il grande patrimonio della musica. E poi il rapporto di consuetudine con gli artisti, che coinvolge anche il pubblico. È bello vederli diventare nostri amici con il ripetersi degli appuntamenti: significa vivere insieme esperienze musicali indimenticabili
Ha condiviso la grande apertura ai giovani, diventati una componente importante del vostro pubblico?
Sì, mi dà una grande gioia vedere tanti giovani fra il pubblico. Così come poter invitare giovani interpreti alle nostre stagioni. Per alcuni i nostri concerti hanno dato un contributo fondamentale alla loro carriera internazionale, come ad esempio per il Quartetto di Cremona che abbiamo accolto in residenza.
Lei è anche compositore. Come tale, oltre che come Direttore artistico, ritiene giusto dare spazio alla creatività contemporanea accanto al repertorio classico?
La musica del nostro tempo è d’immensa ricchezza creativa e pluralità di linguaggi. Credo che tutte le istituzioni musicali debbano darne testimonianza. Alla Scala, nella stagione 1999- 2000, per segnare il passaggio di secolo realizzammo un cartellone d’opera e balletto quasi interamente dedicato al Novecento e ai suoi differenti stili. Una scelta che fu premiata dal pubblico scaligero, così come quello del Quartetto ha apprezzato il costante rapporto con i compositori d’oggi che vengono invitati, attraverso le commissioni, a presentare lavori in prima esecuzione: fra gli esempi recenti, il Quartetto n.5 di Fabio Vacchi interpretato nel 2010 da Salvatore Accardo e il suo gruppo, Di tumulti e d’ombre per quartetto d’archi di Silvia Colasanti eseguito nel 2012, un pezzo inedito di Carlo Boccadoro nel 2014. Quest’anno la novità assoluta è del giovane compositore Zeno Baldi. Inoltre, a Villa Necchi, vi saranno pagine per quartetto di importanti compositori italiani come Fedele, Sollima, Galante, Dall’Ongaro, Vacchi e Dodaro, che vinse un premio di composizione organizzato dal Quartetto proprio per festeggiare i suoi 150 anni nel 2014. È la testimonianza che la musica continua a vivere e si rinnova, in sintonia con la nostra contemporaneità
© Quartetto Milano (András Schiff/Jordi Savall)
© Europa Galante
© Richard Ascroft (Joshua Bell)