Georges Bizet (1838-1875)
Carmen (1875)
Opéra-comique in quattro atti
Libretto di Henry Meilhac e Ludovic Halévy dall’omonimo romanzo di Prosper Mérimée
Prima rappresentazione assoluta il 3 Marzo 1875 all'Opéra-Comique di Parigi
Direzione musicale Jordi Bernacer
Regia Silvia Paoli
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Marcello Lumaca
Video Francesco Corsi
Coreografie Carlo Massari / C&C Company
Carmen Ramona Zaharia
Don José Arturo Chacon Cruz
Escamillo Alessandro Luongo
Micaela Laura Giordano
Dancairo Fabio Previati
Remendado Saverio Fiore
Morales Gianni Giuga
Zuniga Massimiliano Catellani
Frasquita Anna Maria Sarra
Mercedes Chiara Tirotta
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del Coro Martino Faggiani
Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro di voci bianche Massimo Fiocchi Malaspina
Banda dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia
Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanin
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma in coproduzione con I Teatri di Reggio Emilia
Protagonista della drammaturgia pensata dalla regista Silvia Paoli è Don José il quale, in prigione per aver ucciso Carmen, ripercorre la vicenda non in una sorta di flashback, bensì lungo il filo tumultuoso e non lineare dei ricordi, scomposti e modificati dalla sua psiche malata. Dunque la vicenda che si dipana davanti agli occhi degli spettatori è “filtrata” dal punto di vista di José e gli atteggiamenti, i comportamenti, persino l’abbigliamento della protagonista e degli altri in scena sono probabilmente non come erano in realtà ma come José li ricorda o li avrebbe voluti: così si spiegano in modo più pregnante e intelligente la sottoveste di Carmen, gli atteggiamenti seduttivi e tutti quei comportamenti che verosimilmente si annidano nell’immaginario maschile più che nell’essenza femminile. Insomma: le donne come gli uomini le vogliono e le pensano, piuttosto che come esse sono in realtà.
L’ambientazione è, nella sostanza, la cella dove è rinchiuso Don José ; alti muri grigi oltre cui spuntano frammenti del mondo esterno per ambientare i vari atti e su cui vengono proiettate immagini e video (di Francesco Corsi) che chiariscono le interiorità dei protagonisti, video di grande intensità che principalmente mostrano volti deformati come nei dipinti di Bacon o dettagli ingigantiti, come le ciglia di Carmen che sembrano anemoni di mare nel primo atto oppure le labbra nel quarto, distorte da un trucco pesante, steso malamente con un dito. La scena, di Andrea Belli, è costituita quindi principalmente dalla prigione di Don José, con il muro di fondo che talvolta si alza per consentire le scene di massa, rivelando il cortile del carcere : senso di costrizione senza pausa, dunque, e una oppressione claustrofobica tangibile.
I costumi di Valeria Donata Bettella situano l’azione negli anni Sessanta del Novecento, nel momento in cui le donne, più consapevoli di sé stesse e maggiormente strutturate in movimenti collettivi, reclamano una parità e un ruolo sociale diversi, anzi opposti, a quelli dei decenni precedenti. Le luci di Marcello Lumaca, livide, spesso di taglio, conferiscono un tono antirealistico e quasi onirico al racconto, avvicinandolo a una sorta di delirio. A chiudere la parte tecnica le coreografie pulite e ben contestualizzate di Carlo Massari danzate da C&C Company.
Parlare di un femminicidio può comportare lo scadere nella retorica o nella cronaca di un triste e allarmante quotidiano ; invece la regista Silvia Paoli trova uno sguardo non banale sulla vicenda ed è capace di tenere alta l’attenzione del pubblico, mescolando ricordi, ossessioni, fantasmi. Particolarmente riuscito il finale, paradigmatico delle scelte registiche : Carmen, vestita da sposa in abito bianco, è accompagnata in scena da quattro comparse a lei identiche ; le mani di Don José si stringono al collo di Carmen e una dopo l’altra le quattro replicanti cadono a terra prive di vita ; alla fine è Carmen che si accascia, mentre un video sul fondo racconta di una coppia felice in riva al mare il giorno delle nozze.
Jordi Bernacer guida l’Orchestra dell’Emilia-Romagna privilegiando tempi larghi, anche per favorire la narrazione, che risulta comunque non particolarmente lineare a causa delle grandi masse impegnate sul palco in tempi difficili come quelli attuali ; manca un reale approfondimento dei caratteri e delle situazioni e dunque l’orchestra non rende appieno le tante raffinatezze coloristiche, ritmiche e armoniche contenute nella partitura. Il coro del Regio, ben preparato da Martino Faggiani, canta indossando mascherine di protezione, come anche i comprimari, e ciò risolve questioni di tutela sanitaria ma in parte influisce sulla resa sonora.
Ramona Zaharia ha un fisico statuario perfetto per il ruolo pensato dalla regista e un volto iconico che rimanda a celebri attrici : una Carmen assolutamente ideale dal punto di vista esteriore ; la voce è ben usata e, più che sul fraseggio, si è apprezzata nei registri di canto che risultano bilanciati e per cui è risultata assai comunicativa, catturando l’attenzione del pubblico che l’ha applaudita a lungo, sia a scena aperta che nel finale ; nella Seguidilla i gesti e gli ammiccamenti rendono appieno non una donna seducente di suo ma come l’uomo (Don José) la immagina e desidera. Arturo Chacon Cruz canta bene, ha gusto e musicalità, è disinvolto nell’impegnativo, dal punto di vista attoriale, ruolo di Don José, protagonista di questa edizione. Pienamente convincente la Micaela di Laura Giordano, non stereotipata, petulante e quasi sciocca, ma decisa e volitiva al punto da mollare un ceffone a José ; una interprete forte di una linea di canto ottima e animata da partecipazione emotiva intensa, che rende incisive le ampie arcate vocali della grande aria, meritatamente applauditissima.
Volutamente messo non in primo piano, in quanto espressione soltanto del “rivale” di Don José piuttosto che di una sua precisa fisionomia e ruolo, l’Escamillo di Alessandro Luongo che trascura le bravate e le gigionate dei consueti toreri per delineare un carattere non dirompente quanto piuttosto discreto e appartato, poco “spagnolo” e molto credibile.
Apprezzati tutti i comprimari nei ruoli di contorno : Fabio Previati (Dancairo), Saverio Fiore (Remendado), Gianni Giuga (Morales), Massimiliano Catellani (Zuniga), Anna Maria Sarra (Frasquita) e Chiara Tirotta (Mercedes). A completare il cast la Banda dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma preparato da Massimo Fiocchi Malaspina.
Una nuova produzione, insieme ai Teatri di Reggio Emilia, della quale non si può non rilevare il coraggio e la difficoltà organizzativa : vivi apprezzamenti ai due Teatri.
Quest'articolo è stato scritto da Francesco Rapaccioni