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Una vedova che balla, canta e incanta

Die Lustige Witwe (La vedova allegra) di Franz Lehár, Teatro dell'Opera-Roma al Circo Massimo 2019-2020

Una vedova che balla, canta e incanta

Francesco Rapaccioni — 8 Agosto 2020

Franz Lehár (1870-1948)
Die lustige Witwe (La Vedova allegra)(1905)
Operetta in tre atti
Libretto di Victor Leon et Leo Stein dalla commedia di Henri Meilhac, L'Attaché d'ambassade (1861).

Direttore Stefano Montanari
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Progetto visivo Giulia Randazzo e Giulia Bellè

Baron Mirko Zeta Andrea Concetti
Valencienne Hasmik Torosyan
Hanna Glawari Nadja Mchantaf
Graf Danilo Danilowitsh Markus Werba
Camille De Rossillon Juan Francisco Gatell
Raoul De St. Brioche Marcello Nardis
Vicomte Cascada Simon Schnorr
Bogdanowitsch Roberto Accurso
Sylviane Marianna Mappa
Kromow Roberto Maietta
Olga Angela Schisano
Praskowia Sara Rocchi
Pritschitsch Alessio Verna
Grisettes Michela Nardella, Emanuela Luchetti, Claudia Farneti, Stefania Rosai, Silvia Pasini, Marzia Zanonzini

Orchestra e Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Versione in lingua originale e in forma di concerto

Teatro dell'Opera-Roma al Circo Massimo
Circo Massimo, Via del Circo Massimo, Rome, Italie
Scheda del luogo
Roma, Teatro dell'Opera al Circo Massimo, martedì 5 agosto 2020, ore 21

L'Opera di Roma allestisce in tempi record, dopo il lock down, una stagione lirica estiva, rinnovata nei titoli, presso il Circo Massimo, i cui ampi spazi garantiscono il rispetto della attuale normativa sanitaria. Dopo il Rigoletto che ha inaugurato il cartellone (recensione presente nel sito) e il Barbiere di Siviglia, arriva La vedova allegra in lingua originale e in forma di concerto.

Il dispositivo complessivo 

Una premessa va fatta : i melomani e i puristi del belcanto non debbono frequentare gli spazi estivi all'aperto. Per quanto essi possano essere adatti o adattati, l'acustica non è mai soddisfacente (tranne forse allo Sferisterio di Macerata). Andare all'opera al Circo Massimo significa, e si sa già prima di arrivare, che la suggestione ambientale deve prevalere sulla perfezione del suono e che voci e strumenti saranno necessariamente amplificati per arrivare bene amalgamati ed equilibrati al pubblico sulle gradinate e per non farsi sporcare dai rumori della città. Ma l'impatto emotivo è forte : seduti sulla gradinata, gli spettatori hanno sulla sinistra le rovine del Palatino illuminate, sullo sfondo la distesa del Circo Massimo, la luna sorge dietro il palcoscenico.. e, tornando verso il centro dopo lo spettacolo, la passeggiata fino al Colosseo e sotto l'arco di Costantino si conferma una emozione indicibile che solo Roma può regalare.

Forse hanno lasciato dubitare il pubblico la forma concertante e la lingua originale. Due falsi problemi. Il primo. Orchestra e coro sono di alto livello e ben preparati e diretti, per cui il concerto addirittura esalta la partitura musicale e l'attenzione da parte del pubblico, non distratto dalla messa in scena ; inoltre i protagonisti sono così bravi da creare comunque una relazione comunicativa tra di essi, pur senza regia né scene, ma utilizzando movimenti e gestualità pur senza mai avvicinarsi tra loro, come la regolamentazione attuale prevede. Il secondo. La vedova allegra è stata composta da Lehàr in tedesco e in questa lingua dà il massimo nell'impasto tra parole e musica ; la traduzione italiana, infatti, a cui siamo abituati da sempre, è stata realizzata sullo spartito già composto e dunque risente di forzature ed estremizzazioni : da anni oramai tutte le opere vengono ascoltate in lingua originale, persino quando sono in ceco… Aggiungo un terzo falso problema, relativo alla struttura dell'operetta che prevede molto parlato. Qui i dialoghi sono stati molto ridimensionati, lasciando solo l'essenziale (addirittura la figura di Njegus è stata eliminata), e i video (un progetto di Giulia Randazzo e Giulia Bellè), soprattutto immagini di film in bianco e nero degli anni Trenta e didascalie varie, aiutano non poco nella comprensione del plot.

Nadja Mchantaf (Hanna Glavari)

Dal punto di vista del cast, che qui è tutto, ovviamente, rileviamo trattarsi di un allestimento di alto livello. A cominciare da Nadja Mchantaf nel ruolo del titolo, una Hanna Glawari di grande fascino e dalla vocalità adeguata, soprattutto negli intensi e curati duetti con Danilo ; il soprano rivela notevoli doti di ballerina e la sua Vedova è giovane e allegra ma non ridanciana, appassionata e temperamentosa ma sempre elegante e misurata, dotata di charme e voglia di vivere ma non sfrontata ; conscia della sua infanzia difficile, Hanna vuole approfittare della vita non in senso superficialmente momentaneo ma con un vero progetto di vita a lungo termine.

Markus Werba (Danilo) Nadja Mchantaf (Hanna Glavari)

Accanto a lei, pari quanto a fascino e bravura, Markus Werba ha voce morbida e duttile, capace di trovare le giuste nuance nel rendere non solo le trasformazioni del Conte Danilo ma anche i suoi turbamenti e lo spessore dell'amore che prova per Hanna.

Hasmik Torosyan (Valencienne) Juan Francisco Gatell (Camille de Rosillon)

Comprimario di lusso è Juan Francisco Gatell : il suo Camille de Rossillon ha voce estesa e canto cesellato. Bene vocalmente anche la Valencienne di Hasmik Torosyan,  disinvolta pur se impacciata dal copione sempre in mano. Andrea Concetti mette la sua notevole esperienza a servizio del Barone Zeta, tratteggiando un uomo agée ma non troppo, che ha ben compreso i meccanismi della vita e conduce con grande diplomazia i rapporti sociali del suo ambiente, una sorta di Don Alfonso mozartiano insomma. Accanto a loro, giusti nei ruoli, Marcello Nardis (St. Brioche), Simon Schnorr (Cascada), Roberto Accurso (Bogdanowitsch), Marianna Mappa (Sylviane), Roberto Maietta (Kromow), Angela Schisano (Olga), Sara Rocchi (Praskowia), Alessio Verna (Pritschitsch) e le sei Grisette che provengono dai ranghi del Coro : Michela Nardella, Emanuela Luchetti, Claudia Farneti, Stefania Rosai, Silvia Pasini, Marzia Zanonzini. Il Coro è stato ben preparato da Roberto Gabbiani.

Stefano Montanari e Andrea Concetti (Mirko Zeta)

Stefano Montanari imprime il giusto vigore all'Orchestra del Teatro : il direttore ha esperienza e sa che nella forma concertante l'interesse del pubblico deve essere sempre costante e alto e ogni sezione viene puntualmente seguita e amalgamata con le altre. Il suono è ricco, risultato di componenti armoniche seducenti e vellutate : l'ascolto rimanda subito alla grandezza della Belle Epoque e alla seduzione che il fiabesco regno di Pontevedro esercita nell'immaginario collettivo.

Applausi convinti e sinceri sia a scena aperta che nel finale.

Crediti foto: © Yasuko Kageyama -Teatro dell'Opera di Roma

Quest'articolo è stato scritto da Francesco Rapaccioni

Alessio VernaAndrea ConcettiAngela SchisanoClaudia FarnetiEmanuela LuchettiHasmik TorosyanJuan Francisco GatellMarcello NardisMarianna MappaMarkus WerbaMarzia ZanonziniMichela NardellaNadja MchantafOrchestra e Coro del Teatro dell'Opera di RomaRoberto AccursoRoberto MaiettaSara RocchiSilvia PasiniSimon SchnorrStefania RosaiStefano Montanari

1 commento

  • giuseppina says:
    13 Agosto 2020 alle 12 h 46 min

    io invece non ho gradito affatto che l'opera si sia recitata in tedesco siamo in Italia cavoli ed inoltre la traduzione ha creato solo distrazione si poteva almeno mandarla al centro dello schermo e non lateralmente

    Rispondi

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