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Dittico mozartiano alla Fenice

Il sogno di Scipione e Il Re pastore di W. A. Mozart, Gran Teatro La Fenice – Venezia 2018-2019

Dittico mozartiano alla Fenice

Mauro Masiero — 26 Febbraio 2019

Wolfgang Amadé Mozart (1756-1791)

(al Teatro Malibran)
Il sogno di Scipione (1772)
Azione teatrale in un'atto di Pietro Metastasio

Direttore ⎮ Federico Maria Sardelli 
Regia ⎮ Elena Barbalich 
Scene e Costumi ⎮ Scuola di scenografia e costume dell’Accademia di Belle Arti di Venezia
Scene ⎮ Francesco Cocco
Costumi ⎮ Davide Tonolli
Scipione ⎮ Giuseppe Valentino Buzza
Costanza ⎮ Francesca Boncompagni
Fortuna ⎮ Bernarda Bobro
Publio ⎮ Emanuele D’Aguanno
Emilio ⎮ Luca Cervoni
Licenza ⎮ Rui Hoshina
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro ⎮ Claudio Marino Moretti
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia
progetto Atelier della Fenice al Teatro Malibran

(Al Teatro La Fenice)

Il Re Pastore (1775)
Opéra en deux actes
Livret de Pietro Metastasio

Direttore ⎮ Federico Maria Sardelli
Regia ⎮ Alessio Pizzech
Scene ⎮ Davide Amadei
Costumi ⎮  Carla Ricotti
Luci ⎮ Claudio Schimd

Alessandro Magno ⎮ Juan Francisco Gatell
Aminta ⎮ Roberta Mameli
Elisa ⎮ Elisabeth Breuer
Tamiri ⎮ Silvia Frigato
Agenore ⎮ Francisco Fernández-Rueda
Orchestra del Teatro La Fenice
maestro al cembalo e continuo ⎮ Roberta Paroletti
violoncello continuo ⎮ Alessandro Zanardi
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Gran Teatro La Fenice - Venezia
Teatro la Fenice Campo San Fantin, Venezia
Scheda del luogo
Venezia, Teatro Malibran (il sogno di Scipione), martedì 12 febbraio 2019 et Teatro la Fenice (Il Re Pastore) sabato 23 febbraio 2019

Se la storia si valuta dagli accadimenti e non si costruisce sulle fantasie, parlare di Mozart “giovanile” appare poco sensato: un uomo che ha dato all’umanità ciò che ha dato Mozart in trentacinque anni, a sedici e diciannove si trova già nel mezzo del suo cammino; è un capriccio del tutto gratuito immaginare un Mozart cinquantenne o sessantenne e bollare le sue opere metastasiane come giovanili: Il sogno di Scipione e Il re pastore vengono composte in un’età invero giovanile per gli ordinari mortali, ma sono già pienamente “di Mozart”, contenendo queste alcuni gesti musicali, certi colpi di genio drammaturgici e sviluppo dei personaggi ben oltre al libretto che si ritrovano anche nelle più celebrate opere successive.

 

Due favole pastorali, due serenate ancora tardo-seicentesche per impianto e per natura, nate come musica d’occasione e destinate a esecuzioni private, episodiche, effimere e prive di riprese, esse mettono in scena due degli encomiastici exempla metastasiani, in cui il dedicatario doveva riconoscersi e sentirsi vezzeggiato, adulato e instradato verso il miglior governo. Tutta settecentesca la grazia rococò dei libretti : piani, eleganti, gentili dell’italiano passepartout di Metastasio, autentica lingua franca dell’Europa galante, nonché educazione sentimentale per fanciulle, dottrina di valori illuminati per regnanti in potenza e in atto.

Il re pastore (Teatro La Fenice)

Il teatro La Fenice, nel proporle all’interno della sua Stagione Lirica, compie una scelta coraggiosa che si rivela felice, dal momento che offre a molti l’opportunità di scoprire questi due piccoli capolavori, raramente presenti nei cartelloni benché colmi di meraviglie. Ulteriormente azzeccata è la scelta di affidarli alla direzione musicale di Federico Maria Sardelli che, al netto del suo istrionismo e di una bacchetta talvolta isterica, riesce a creare un amalgama al contempo delicato ed energico, agile e cantabile, molto ben bilanciato nella scelta dei tempi, cui sa dare una varietà non semplice da cavare dalle piccole partiture votate alla medietas, in cui il metronomo non conosce niente al di sopra dell’Allegretto e nulla al di sotto dell’Andantino.

Il sogno di Scipione (al Teatro Malibran)

Le voci si rivelano tutto sommato all’altezza, senza infamia né lode. Ne Il sogno di Scipione il tenore (Giuseppe Valentino Buzza) non brilla : a tratti è poco sonoro e più di qualche volatina gli riesce ostica ; l’aria Delira dubbiosa lo vede poi particolarmente scoordinato con l’orchestra, la quale dal canto suo sa creare una varietà sonora davvero interessante dagli impasti timbrici del giovane Mozart. Nemmeno Fortuna (Bernarda Bobro) svolge un lavoro memorabile : nell’ampia aria Lieve sono a par del vento nel primo atto, che scorre su di una splendida parte orchestrale, s’irrigidisce a sua volta nelle agilità, risulta legnosa e riesce addirittura a perdere il fiato. Morbida e di grande eleganza invece Costanza (Francesca Boncompagni), che spicca sul resto del cast anche per intenzione drammatica e convinzione nel proporre il suo ruolo in ogni momento del dramma.

Il sogno di Scipione (al Teatro Malibran)

Originali e raffinate la regia e la scenografia – quest’ultima firmata da Francesco Cocco con gli studenti dell’Accademia di belle arti di Venezia – che sceglie di mettere in scena la stessa finzione teatrale. Geniale e bellissimo gesto mettere a nudo le quinte del Teatro Malibran nel finale, in corrispondenza ai versi Ah perché cercar degg’io / Fra gli avanzi dell’oblio / Ciò che in te ne dona il Ciel ! 

Il re pastore (Al Teatro La Fenice)

Il Re pastore risente di un impianto scenico più debole e statico, dovuto forse alla maggior estensione della partitura, e di una certa discrasia qualitativa tra le voci : primeggia infatti sul cast Silvia Frigato, l’unica pienamente a suo agio in quel linguaggio memore dell’ultimo barocco veneziano-napoletano, che riesce naturale alla sua voce leggera e piena, dotata di inflessioni difficilmente spiegabili a parole, quasi micro-appoggiature straordinarie per naturalezza ; la spontaneità del suo canto rende motivo di interesse anche quelle che in altri casi passerebbero per imperfezioni della dizione, come le S e le C che tradiscono la sua origine veneta. Al suo cospetto, gli altri interpreti scivolano in secondo piano, con l’eccezione di Roberta Mameli : il suo Aminta regala infatti un’ottima performance. L’amerò, sarò costante – l’aria più nota de Il re pastore, che prevede un celestiale intervento dialogico del violino solista – viene interpretata con grande raffinatezza, riuscendo a creare un pianissimo serico quanto ben sostenuto e mantenendo un’elegantissima e coerente sobrietà nell’ornamentazione. Gli altri membri del cast presentano non di rado alcuni problemi : la dizione difficoltosa di Agenore, la gestualità caricaturale di Elisa e i suoi parodistici squittii, le diffuse legnosità nelle cadenze ornate, la scarsa sonorità e la piattezza attoriale di Alessandro. Musicalmente lo spettacolo può dirsi degnamente riuscito, anche se dal punto di vista visivo si finisce inevitabilmente col chiedersi se ci sia bisogno di ricorrere al ridicolo per suscitare l’interesse verso una partitura poco nota ; in quell’unica, effimera recita nel 1775 forse nemmeno c’era un impianto scenico, né dei costumi : la musica di Mozart parla a chi devotamente vi si accosta e a chi è disposto all’ascolto, e forse non richiede goffi interventi didascalici o esili letture secondarie.

Il re pastore (Al Teatro La Fenice)

Crediti foto: © Michele Crosera

Quest'articolo è stato scritto da Mauro Masiero

Alessandro ZanardiAlessio PizzechBernarda BobroCarla RicottiClaudio Marino MorettiClaudio SchimdDavide AmadeiDavide TonolliElena BarbalichElisabeth BreuerEmanuele D’AguannoFederico Maria SardelliFrancesca BoncompagniFrancesco CoccoFrancisco Fernàndez-RuedaGiuseppe Valentino BuzzaIl Re pastoreIl sogno di ScipioneJuan Francisco GatellLuca CervoniMozartOrchestra e coro del Teatro La FeniceRoberta MameliRoberta ParolettiRui HoshinaScuola di scenografia e costume dell’Accademia di Belle Arti di VeneziaSilvia Frigato

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