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Trionfale ritorno di Daniele Gatti sul podio di Santa Cecilia

Concerto dell' Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Daniele Gatti, Auditorium Parco della Musica – Roma, 2018-1019

Trionfale ritorno di Daniele Gatti sul podio di Santa Cecilia

Francesco Arturo Saponaro — 28 Gennaio 2019

Programma

Richard Wagner (1813-1883) 
Siegfried Idyll (1870)
Gustav Mahler (1864-1911) 
Sinfonia n.4 in sol maggiore (1901) per soprano e orchestra

Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia 
Direttore: Daniele Gatti
Rachel Harnisch, soprano

Auditorium Parco della Musica - Roma
Auditorium Parco della Musica, Via Pietro de Coubertin, Rome, Italie
Scheda del luogo
Auditorium Parco della Musica - Roma, giovedì 10 gennaio 2019

Magnifica prova di Daniele Gatti, alla guida dell’Orchestra di Santa Cecilia. Due pagine, di Wagner e di Mahler, rese con profonda intelligenza interpretativa, che ha guadagnato al direttore milanese un trionfale successo. La carriera di quest’artista, da poco nominato anche direttore musicale del Teatro dell’Opera in Roma, continua a premiare le sue alte qualità musicali.

Daniele Gatti e l'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Accorso a sostituire Jurij Temirkanov, che per motivi personali non ha potuto assolvere l’impegno con l’Accademia di Santa Cecilia, Daniele Gatti ha mietuto un nuovo successo sul podio della Fondazione romana, dove ritornerà più avanti nel corso dell’attuale stagione. Un successo importante, perché corrobora il periodo professionalmente molto positivo che il direttore milanese sta attraversando. Modificando in parte il programma previsto, Gatti ha impegnato l’orchestra ceciliana nell’esecuzione del wagneriano Idillio di Sigfrido e nella Quarta Sinfonia di Mahler. Due autori, Wagner e Mahler, cronologicamente contigui, entrambi fondamentali nella traiettoria evolutiva della musica occidentale. E affine è anche la scintilla ispirativa delle due partiture, entrambe riferite al mondo infantile, ovviamente rievocato e proposto in termini molto diversi.

L’Idillio di Sigfrido costituì il singolare dono che Wagner volle offrire alla moglie, Cosima Liszt, per il trentatreesimo compleanno, che cadeva il 24 dicembre 1870. Nella loro villa di Tribschen, sul lago di Lucerna in Svizzera, dove la numerosa famiglia all’epoca risiedeva, alle 7:30 del mattino successivo, giorno di Natale, Cosima fu svegliata da suoni dapprima còlti indistintamente nelle nebbie del risveglio, e poi via via percepiti come musica vera e propria. E che musica ! – annotò Cosima nel suo diario. La sorpresa riuscì perfettamente. Sulla gradinata che conduceva all’imbarcadero, Wagner in persona dirigeva un piccolo insieme di strumentisti, che eseguì questo inedito “Saluto sinfonico per il compleanno”. Dono di sposo, e anche dono di genitore soddisfatto del figlio maschio, Sigfrido appunto, che la consorte aveva generato a metà dell’anno precedente. Tanto che il compositore inserì due temi dell’Idillio nell’opera Sigfrido vera e propria, allora già in gestazione.

La concertazione messa a punto da Daniele Gatti ha offerto un’interpretazione incantevole della pagina wagneriana. Mai ci era capitato di ascoltare l’Idillio di Sigfrido in una dimensione così delicata e perfetta, da risultare quasi ipnotica. Curando ogni minimo dettaglio, Gatti ha morbidamente illuminato il profilo raffinato e le risorse ideative della partitura. Pur disponendo di un organico orchestrale, egli ha plasmato un suono quasi cameristico, levigatissimo, guidando l’insieme a un respiro unanime, lieve, che via via ha diffuso nella sala un’atmosfera onirica, impalpabile. Il piccolo poema sinfonico, sotto la bacchetta di Gatti, si è così librato in un flusso continuo su una sonorità magnetica, senza strappi, e con soave effetto rasserenante, favorendo il sereno scivolamento da una visione e da un’emozione all’altra, nell’estasi dei genitori che contemplano il frutto del loro amore. Davvero un idillio !

Daniele Gatti a capo dell'Orchestra Nazionale di Santa Cecilia

Amabilità e quiete affiorano anche all’avvio della Quarta Sinfonia in sol maggiore di Gustav Mahler. Non però sentimenti vissuti nel calore familiare, com’era in Wagner, bensì come aneliti illusori a una serenità solo idealizzata, forse inattingibile. Questa sinfonia, datata al 1899–1900, suggella il primo ciclo della creatività mahleriana, che dalla Seconda alla Quarta prevede l’intervento vocale, non più presente invece nel ciclo successivo, dalla Quinta in avanti. La Quarta Sinfonia, inoltre, riflette lo sguardo che Mahler rivolge al mondo infantile, esplicitato nell’ultimo movimento dall’inserimento del Lied Das himmlische Leben (La vita celestiale), affidato alla voce del soprano. È un Lied che mette in musica un testo tratto dalla raccolta Des Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo), del primo Ottocento, alla quale il compositore boemo ha attinto più volte. In questa poesia si tratta della descrizione della vita celeste come appare agli occhi di un bambino defunto, con un racconto ingenuo e ironico, racconto che si collega a un componimento precedente, nel quale lo stesso bambino moriva di fame in attesa che il grano maturasse e che il pane fosse impastato.

Quest’itinerario mahleriano sugli argomenti dell’infanzia e della morte è alla base della struttura stessa della sinfonia ; la quale non soltanto impiega un organico orchestrale decisamente più snello e leggero, rispetto agli standard abituali in Mahler, ma è anche concatenata in quattro movimenti distinti. Da notare, nel secondo movimento  – In gemächlicher Bewegung (Moderato senza affrettare) –  la “scordatura” del primo violino che, cambiando repentinamente strumento, suona un tono sopra per produrre uno stridore intenzionale. È una di quelle risorse che, insieme ad altre, Mahler adopera per introdurre sentori grotteschi e beffardi, che attraversano anche i passaggi di sapore lontanamente popolare.

Rachel Harnisch

Abbiamo voluto ricordare i connotati fondamentali del capolavoro mahleriano, per meglio sottolineare l’alta suggestione che la lettura di Daniele Gatti ha saputo produrre. Lungo l’intero percorso, il compatto respiro poetico della partitura è stato restituito all’ascolto con mirabile limpidezza, lumeggiando le pieghe più recondite del pensiero di Mahler. Sull’affresco di fondo, il direttore ha mosso con elegante leggerezza le parti in rilievo di volta in volta, marcando sfumature infantili o di gusto rétro, come nei rallentando, oppure tracciando con delicatezza estenuante le fascinose volute del terzo movimento. Ed ecco emergere l’espansione del respiro, la ricca policromia di questa grande pagina. Ma, quando occorre, Gatti è puntuale nello scandire energicamente gli impeti corruschi che qua e là si impongono. Nel quarto episodio, il soprano svizzero Rachel Harnisch è collocato sul fondo dell’orchestra : una scelta abituale, in questa pagina, per il direttore milanese, per meglio inserire la voce nella compagine strumentale. E anche qui la tensione introspettiva, il braccio attentissimo di Gatti conducono l’orchestra ad assecondare la melodia sopranile con tenerezza sottile e vaporosa. La Harnisch si disimpegna apprezzabilmente, e alla fine l’ovazione del pubblico avvolge di entusiasmo orchestra e direttore.

Rachel Harnicsh, Daniele Gatti e membri dell'orchestra

Crediti foto: © Musacchio & Ianniello

Quest'articolo è stato scritto da Francesco Arturo Saponaro

Daniele Gattigustav MahlerOrchestra dell'Accademia nazionale di Santa CeciliaRachel HarnischRichard Wagner

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