Wolfgang Amadé Mozart (1756-1791)
Così fan tutte (1790)
Opera buffa in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte da Le metamorfosi di Ovidio e da La grotta di Trofonio di Giovanni Battista Casti
Prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790
Direttore | Riccardo Muti
Maestro del Coro | Gea Garatti
Regia | Chiara Muti
Scene | Leila Fteita
Costumi | Alessandro Lai
Luci | Vincent Longuemare
Interpreti
Fiordiligi, Maria Bengtsson
Dorabella, Paola Gardina
Guglielmo, Alessio Arduini
Ferrando, Pavel Kolgatin
Despina, Emmanuelle de Negri
Don Alfonso, Marco Filippo Romano
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Nuova Produzione del Teatro di San Carlo in coproduzione con Wiener Staatsoper
Così fan tutte è il titolo d’inaugurazione della Stagione 2018/19 del Teatro di San Carlo che segna il ritorno di Riccardo Muti alla direzione di un’opera dopo 34 anni nella città dove è nato e ha iniziato gli studi, l’ultima volta era stato nel dicembre 1984 per l’inaugurazione di stagione, con Macbeth di Giuseppe Verdi, protagonisti Renato Bruson e ben tre Lady che si alternarono la Connell la Zampieri e la Dimitrova, regista Sandro Sequi. Poi si è visto sporadicamente solo per dei concerti. Non poteva certamente esserci titolo mozartiano più adatto del Così fan tutte per il ritorno al San Carlo del Maestro Muti, da sempre testimone d'eccezione della cultura partenopea nel mondo e soprattutto della musica della Scuola Napoletana da lui portata all'attenzione di studiosi e appassionati.
Questa nuova coproduzione vede impegnate – per la prima volta insieme – Napoli e Vienna e riannoda, inoltre, un prezioso filo culturale tra le due città, capitali della musica sin dai tempi di Mozart. Ultima opera in ordine di composizione della Trilogia Mozart-Da Ponte, Così fan tutte è un gioco simmetrico che dissimula la propria verità e le proprie regole. Nella migliore architettura del dramma giocoso, la trama e i brillanti colori orchestrali si reggono sull’architrave di uno spirito satirico e lucido pronto a dissacrare ogni sentimento e sensazione. Perfetta cornice la città di Napoli del XVIII secolo, in cui, per una burla, due coppie di giovani amanti si perdono e si ritrovano poi scambiandosi i ruoli, infine pacificati.
Le Nozze di Figaro atto primo : terzetto tra il Conte Susanna e l’intrigante Basilio, il Conte ha appena sorpreso Cherubino nascosto sulla poltrona sollevando la coperta che lo celava…all’ira del Conte e allo spavento di Susanna Basilio replica “Così fan tutte le belle ! / Non c’è alcuna novità”. Sembra che da questa battuta Mozart e Da Ponte abbiano tratto l’idea di intitolare l’ultima delle tre opere scritte assieme Così fan tutte, ossia la Scuola degli amanti. Forse è la meno compresa tra tutte, la meno immediata. Dopo i trionfi di Nozze e Don Giovanni su testi di Beaumarchais e Molière/Tirso de Molina ; l’argomento, a quanto pare, era ispirato ad un fatto realmente accaduto vicino Vienna o addirittura a Venezia…e l’Imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo Lorena suggerì lo spunto per l’intreccio. Andò in scena per la prima volta il 26 gennaio 1790 al Burgtheater il Teatro Nazionale di Corte : ebbe grande successo, ma dopo le prime cinque recite a causa della morte dell’Imperatore lo spettacolo venne sospeso. Fu ripreso in giugno per altre cinque repliche. Poi a Praga e a Dresda, dove mai era stata rappresentata un’opera di Mozart ; poi più nulla. Il 5 dicembre del 1791 Mozart morì.
L’Opera non ebbe vita facile, fu tradotta in tedesco, adattata e rappresentata con titoli cambiati nei teatri di lingua tedesca. Venne criticata da Richard Wagner, sosteneva che la musica di Mozart su un testo come quello era un disonore per la musica stessa. Piaceva però a E.T.A Hoffmann. Venne quasi dimenticata, negletta. Nel 1910 Richard Strauss la rivalutò : in suo testo scriveva che il libretto di Così era molto raffinato pari a quello delle Nozze e la musica arrivava ad una grande penetrazione filosofica e gli stravolgimenti del libretto che aveva subito nei decenni l’avevano resa quasi irriconoscibile. Tra i direttori italiani bisogna dare merito a Vittorio Gui, che la diresse prima al Regio di Torino nel 1927, fondato da due anni appena, e poi al Festival di Glyndebourne nel 1948 e nel ’56 in una versione che restituiva dignità all’opera. Finalmente nel secondo dopoguerra il capolavoro mozartiano cominciò a trovare posto in repertorio.
Leggere l'intervista a Chiara Muti sulla sua regia del capolavoro di Mozart
Leggere l'intervista a Chiara Muti sulla sua regia.
© L.Romano (Concerto Muti)
Quest'articolo è stato scritto da Annarita Caroli