
Forse nemmeno il suo geniale fondatore Paolo Grassi e il suo primo valoroso direttore artistico Rodolfo Celletti avrebbero immaginato che il Festival della Valle d’Itria conservasse così a lungo intatti i valori dell’origine, rinnovandoli nel tempo attraverso continue riscoperte, avvincenti interpretazioni musicali e messinscene di segno inedito e attuale. Invece è sorprendentemente così, come dimostra anche l’edizione 2018, la quarantaquattresima che si svolge nell’incantevole cittadina pugliese di Martina Franca (dal 13 luglio al 4 agosto). Il filone principale del programma si riallaccia come sempre alla tradizione belcantistica italiana, che Celletti faceva risalire al recitar cantando monteverdiano per attraversare il Barocco operistico e arrivare a tutto il primo quarto del XIX secolo. Quest’anno è di scena l’ultimo tratto del percorso, con un’apertura su Rossini nel 150° anniversario della morte. Un repertorio sul quale Fabio Luisi, da tre anni Direttore Musicale del festival, si è impegnato orientandosi su opere che tra fine Settecento e inizio Ottocento hanno segnato il passaggio dalla fioritura barocca a quella rossiniana.
Luisi, bacchetta di fama internazionale oggi a capo del Maggio fiorentino, ha scelto il podio di Martina Franca dove aveva debuttato giovanissimo come assistente di Alberto Zedda. E vi ha trovato un’intesa perfetta con il dinamico direttore artistico Alberto Triola, lui pure passato per il direttivo del Maggio e nel 2010 nominato al Valle d’Itria cui ha impresso una svolta decisa, con proposte registiche nuove e con la presenza sempre più ampia di giovani talenti. “La nostra famiglia artistica si allarga di anno in anno”, afferma Triola, “con ritorni e debutti tutti all’insegna della passione e dell’amicizia. All’interno del programma di quest’anno vorrei segnalare due punti di riferimento non casuali. Ovvero il fatto che le opere barocche in cartellone, Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj e Rinaldo di Haendel datano entrambe 1718 precedendo storicamente Rossini ; e che il grande Pesarese è celebrato lungo il corso del festival da un Progetto fatto di molte serate”. Ribadisce Luisi : “Abbiamo tante idee, che elaboriamo insieme e che si realizzano nel tempo. Per questa edizione metterei l’accento su due novità musicali : abbiamo infatti invitato al nostro festival due istituzioni importanti quali sono l’Accademia della Scala e l’orchestra di strumenti originali La Scintilla, nota per le sue esecuzioni stilisticamente impeccabili. Contiamo in futuro di allargare ad altre realtà questa collaborazione”.
L’opera inaugurale è Giulietta e Romeo del compositore marchigiano Nicola Vaccaj, che dopo il debutto al teatro della Cannobiana di Milano conobbe un certo successo, eclissato pochi anni dopo da quello de I Capuleti e i Montecchi di Bellini. Ma che tuttavia ebbe una fortuna indiretta perché Maria Malibran, grande interprete del Romeo belliniano, pretese che il finale dei Capuleti fosse sostituito dalla scena analoga dell’opera di Vaccaj. Scelta poi consolidata per decenni così come quella di adottare i recitativi accompagnati al posto dei secchi. Nell’esecuzione di Martina si ascolteranno i secondi, più consoni alla temperatura drammatica dell’opera. Sul podio dell’Orchestra dell’Accademia della Scala salirà Sesto Quatrini, già applaudito lo scorso anno per Un giorno di regno. Lo spettacolo è affidato a giovani artisti che proprio a Martina si sono fatti conoscere, come Leonor Bonilla che sarà Giulietta accanto al Romeo esordiente Raffaella Lupinacci, la regista Cecilia Ligorio con la scenografa Alessia Colosso e il costumista Giuseppe Palella. (Palazzo Ducale, 13, 15 e 31 luglio).

Fabio Luisi
Titolo celebre e in repertorio è invece Rinaldo di Haendel, che a Martina viene però presentato nella versione a tutt’oggi inedita della tradizione musicale napoletana cui contribuì Leonardo Leo, uno dei maestri di quella tradizione. Con la raffinata direzione di Fabio Luisi alla guida dell'Orchestra La Scintilla l’opera si rivelerà in tutta la sua eleganza stilistica e intensità drammaturgica. La regia dello spettacolo è di Giorgio Sangati, talento teatrale formatosi al Piccolo Teatro di Milano e oggi fra i più ammirati e contesi. Le scene sono di Alberto Nonnato e i costumi di Gianluca Sbicca. In una compagnia di canto che annnovera specialisti di opera barocca, Teresa Iervolino veste il ruolo del titolo e Carmela Remigio quello di Armida. (Palazzo Ducale, 29 luglio, 2 e 4 agosto).

Teresa Iervolino

Carmela Remigio
Si ripete poi la presentazione di un’opera comica incastonata nella splendida architettura di un’antica Masseria. E sarà Il trionfo dell’onore di Alessandro Scarlatti, affidata ai giovani dell’Accademia di Belcanto e all’Ensemble barocco della Valle d’Itria diretto da Jacopo Raffaele, su un progetto teatrale di Eco di fondo con le scene di Stefano Zullo e i costumi di Sara Marcucci. (Masseria Palesi, 22, 24, 26, 28 luglio).
Fra i concerti a Palazzo Ducale va citato quello dell’Orchestra dell’Accademia della Scala con musiche di Mozart, Haydn e Paganini, direttore Michael Halasz, Yury Revich al violino (16|7).
Il Progetto Rossini si snoda su ben nove serate, tra il 20 luglio e l’1 agosto. Parte dallo spettacolo Figaro su, Figaro giù, una rivisitazione de Il Barbiere di Siviglia ideata da Francesco Micheli e Daniele Durante, con Giuseppe Grazioli sul podio dell’, giovani cantanti e la partecipazione di Elio. Prosegue con il concerto vocale e strumentale Tra dolci e cari palpiti, dedicato alla memoria di Alberto Zedda e diretto da Fabio Luisi cui partecipano Carmela Remigio, Teresa Iervolino e Nicolai Pfeffer al clarinetto. Fra gli altri recital di canto in locandina, la Soirée Rossini durante la quale il grande basso Michele Pertusi, da sempre fedele al festival, riceverà il Premio Celletti. Previsto anche un Concerto per lo spirito nella meravigliosa Basilica di San Martino, con la Messa di Rossini eseguita per la prima volta nella versione originaria ricostruita da Ferdinando Sulla che sarà sul podio. E ancora un Notturno nel Chiostro di San Domenico con il pianista Orazio Sciortino.

Orchestra La Scintilla
Quest'articolo è stato scritto da Luciana Fusi